Giornata più impegnativa del solito ieri per la nostra Sara Errani, aggravata dalle condizioni di salute ancora parecchio instabili. La n.1 d’Italia infatti è ancora alle prese con dei brutti sintomi influenzali – febbre, tosse e mal di testa – ma nonostante tutto non si è tirata indietro dai suoi impegni sul campo, provandoci con tutti i mezzi a sua disposizione.
Dall’altra parte della rete del Grandstand, però, non c’era una giocatrice sprovveduta, bensì un delle ex-campionesse di Flushing Meadows (2011), Samantha Stosur – la prima Top10 sconfitta in carriera da Sarita in quel magico Roland Garros 2012. Nonostante il regime a mezzo servizio e sotto l’effetto di antibiotici, la nostra guerriera si è battuta come al suo solito: recuperato il rush iniziale dell’australiana e livellato il primo set sul 3-3, tenta di sfruttare l’inerzia ed il dubbio insinuatosi nell’avversaria riuscendo a conquistarsi ben 2 palle per il 5-3, ma Stosur resiste e allunga quanto più possibile ogni scambio per sfiancarla ulteriormente. Errani però non ci sta: alla ripresa del gioco nel secondo parziale sfodera tutte le poche forze che le rimangono, ed in un impeto d’orgoglio sottomette la Aussie con un secco 6-2. E’ proprio qui che subentra – purtroppo – la differenza di salute tra le due: Sarita accetta la lotta corpo a corpo come suo solito ma paga inevitabilmente il prezzo della sua debolezza momentanea; ogni game del set decisivo viene deciso ai vantaggi ma è sempre l’australiana ad aggiudicarseli. Risultato finale: 5-7, 6-2, 1-6.
Tanto rammarico per la nostra Sara nel commento post-match:
“Sono molto amareggiata, ero arrivata qui a New York anche prima per poter preparare al meglio l’ultimo Slam dell’anno, mi ero impegnata e ci tenevo molto a fare bene. Il tabellone si era aperto e sarebbe stata un’occasione unica da sfruttare se non fosse stato per la febbre. Sto male da 3 giorni.“
“Forse ho sbagliato a ritirarmi solo dal doppio misto, avrei dovuto fare lo stesso anche col doppio per poter recuperare meglio per il match di singolare ma avevo preso un impegno con Flavia (ndr. Pennetta) ed era mia intenzione rispettarlo. Ho ancora la febbre nonostante gli antibiotici. Giocare così è pesante, ti vengono a mancare le forze e l’energia, oltre che la lucidità mentale. Ovviamente si complica tutto anche sul piano tecnico: in queste condizioni più lo scambio si allunga peggio è, quindi non potevo fare il mio gioco. Ho tentato di accorciare e scendere a rete quando possibile. E’ davvero un peccato, era un’occasione ottima.”
Per fortuna, se esiste una giustizia divina, la parola rispettata dalla nostra guerriera ha pagato, e i suoi sforzi sono stati ricompensati con la conquista degli ottavi di finale nel doppio. Nonostante il prezzo pagato in termini di fatica e salute nella partita mattutina, Sarita ha stretto i denti ed ha atteso la fine della giornata per disputare l’incontro di secondo turno insieme a Flavia Pennetta contro la coppia americana Muhammed/Sanchez.
Dopo un break iniziale le azzurre hanno subíto un evidentente calo di tensione del quale hanno approfittano le loro avversarie. Fortunatamente le due ex n.1 di categoria hanno avuto un perfetto timing di ripresa e sono riuscite a impedire alle statunitensi di prendere il largo e forzare un terzo set. Bene così. Risultato finale: 7-6(5), 6-1.
“Sono felice per questa vittoria ma non sono soddisfatta della mia programmazione giornaliera. Nonostante io abbia avvisato l’organizzazione dello US Open già 2 giorni fa della mia condizione di salute domani dovrò giocare doppio per il terzo giorno consecutivo. Non mi sono sentita sufficientemente tutelata.”“Dopo US Open andrò in Asia, ovviamente. Parteciperò ad un torneo minore e poi a Wuhan e Pechino. Spero di far parte anche del tabellone del Master B che si svolgerà a Zhuhai.“
Ancora stelle e strisce nel cammino delle azzurre: per accedere ai quarti di finale le ragazze dovranno affrontare e battere la coppia Spears/Kops-Jones – la quale ha usufruito di un walk-over dovuto all’incidente occorso durante la giornata di ieri alla canadese Eugenie Bouchard.